che forse abbia origine nel vuoto, o per la precisione in quel “vuoto subquantistico” di cui parla il filosofo e fisico ungherese
Erwin Laszlo. Il vuoto sarebbe la matrice di tutta la realtà da cui sarebbe nato l’universo come fluttuazione quantistica. Il vuoto non è realmente
vuoto ma è un ribollire di particelle, come fu provato da un importante esperimento del fisico olandese Hendrik Casimir (allievo e
amico di Wolfgang Pauli) che dimostrò l’esistenza della cosiddetta “energia di punto zero”. Sembra che il vuoto possa essere stimolato e che lì alberghino unite indissolubili sia la mente che la materia dell’universo … È il regno dove nascono i quanti, ovvero le particelle elementari e dove ogni particella ed essere vivente è connesso. Esso sarebbe anche la matrice della coscienza dell’universo, e allo stesso tempo il deposito di memoria di tutto quanto accade, è accaduto o accadrà… Alcuni scienziati sono partiti dal vuoto per ritrovarsi nel concetto di sincronica interconnessione e unità nel tutto. Altri scienziati, come il fisico quantistico David Bohm sono approdati al cosiddetto “ordine implicato” per descrivere quel regno astratto che sta alla base di tutta la materia conosciuta e che ne costituisce la coscienza… Il fisico Marco Todeschini riprendendo e rielaborando una antica concezione cartesiana dell’universo ha definito questo regno come “etere”, mentre il fisico quantistico Wolfgang Pauli assieme allo psicologo del profondo Carl Jung hanno posto queste basi nel cosiddetto “inconscio collettivo”. C’è buona ragione di ritenere che inconscio collettivo, etere, vuoto, ordine implicato, akasha… rappresentino differenti modi di nominare esattamente lo stesso concetto che è la matrice dell’unità e sincronicità dell’Universo» (cfr. Massimo Teodorani, Sincronicità, Macro Edizioni, 2006, pagg. 103-104).
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