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"Il segreto della felicità terrena è fluire con grazia insieme al cambiamento. Lascia che ogni cosa vada e venga liberamente. Tutto passa: le persone, gli eventi, il tempo la vita stessa.
Impara ad accettare gioiosamente ogni nuova esperienza."
(Swami Kriyananda)

 

  • Immagine del redattoreAndrea Manca

La trasmissione genetica dei traumi a livello di alterazioni del DNA


Tratta testualmente da un telegiornale della TV Svizzera Italiana del 2012)

Ricercatori elvetici hanno recentemente analizzato i segni che sul DNA si manifestano in corrispondenza di un trauma. La bella notizia è che, a evento risolto, tali tracce di dissolvono!

DNA, non dimentica le violenze

Alcuni ricercatori dell’Università di Ginevra hanno scoperto che le violenze lasciano anche dei segni biologici nel DNA delle vittime, delle tracce che i ricercatori sono riusciti ad individuare e anche a misurare.

Intervista ad Ariane Giacobino Genetista UNI Ginevra

Domanda: Maltrattamenti, abusi, violenze possono avere delle conseguenze psicologiche tali che molte vittime necessitano di un medico, di uno specialista. Questi traumi lasciano però anche un’altra traccia, scovata grazie alle analisi del sangue.

Ariane Giacobino: Abbiamo cercato di scoprire se vi erano delle cicatrici nel DNA delle persone che avevano vissuto certi avvenimenti: abusi, violenze, maltrattamenti o circostanze di vita difficili soprattutto nell’infanzia.

Domanda: Nel DNA, i ricercatori hanno isolato un gene. Quello che risponde ad uno stress è il risultato di un trauma, un evento negativo che i pazienti descrivono in un questionario.

Ariane Giacobino: È incredibile ciò che abbiamo scoperto con i prelievi del sangue. Abbiamo notato che vi erano delle modifiche chimiche nel DNA proporzionali a quanto le vittime avevano vissuto. Queste cicatrici possono quindi essere misurate.

Domanda: Il trauma, perciò, si iscrive nel nostro genoma e le tracce di questo abuso sopravvivono in ogni cellula negli umani, così come nei topi, e si trasmettono fino ad almeno tre generazioni.

Ariane Giacobino: Recentemente abbiamo avuto il caso di una nonna, una madre e sua figlia. L’anziana donna aveva un marito che ha violentato la figlia. Da questo incesto è nata una bambina.

Abbiamo fatto un’analisi chimica sulle tre generazioni con una tecnica detta metilazione. Abbiamo osservato che la donna con la cicatrice più grande è la più giovane ovvero la figlia frutto dell’incesto. Il gene della nonna è meno marcato di quello della figlia che ha subito lo stupro. La nipote, che non è mai stata violentata, biologicamente, però, porta il fardello più pesante.

Ma c’è anche una buona notizia: queste tracce si possono cancellare grazie ai medicamenti e alle terapie. Ragione in più per provare a curare questi traumi ed eliminarli sia dal nostro animo sia dal nostro DNA.


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